Dove c'è musica di devozione, Dio è sempre a portata di mano con la sua presenza gentile (J. S. Bach)
1 8 4 5, l’ A n n o d e l l a F u g a :
l’ o p. 6 0 d i R o b e r t S c h u m a n n
I l P e d a l f l ü g e l
Sempre dalle annotazioni di Clara Wieck sul diario, si legge:
"Il 24 aprile 1845 abbiamo preso a noleggio una pedaliera da mettere sotto al pianoforte a coda, che ci procurò un grande piacere. Il suo scopo principale era quello di provare la tecnica organistica".
Le risorse del pianoforte con pedaliera, non soltanto indirizzarono la sua passione per le fughe verso la composizione organistica, ma anche lo ispirarono a comporre lavori specifici per il Pedalflügel, così Schumann chiamava il pianoforte con pedaliera.
Come si può leggere dalla lettera di Schumann al suo editore Whistling, egli credeva che questo strumento avrebbe potuto "col tempo portare un nuovo stimolo alla musica per pianoforte… Assolutamente meravigliosi effetti si possono ottenere con esso".
L’entusiasmo per il Pedalflügel fu tale da spingerlo, in seguito, a convincere Mendelssohn ad istituire una specifica classe al Conservatorio di Lipsia.
Il pianoforte dotato di una pedaliera simile a quella dell’organo, sebbene la sua introduzione in una sala da concerto suoni bizzarra e inusitata, ha una lunga storia alle spalle. I suoi antenati sono il clavicordo ed il clavicembalo con una o due tastiere che spesso erano dotati di una pedaliera. Già attorno al 1460 compare la prima citazione di un clavicordo con pedaliera nella sezione dedicata agli strumenti musicali nel trattato enciclopedico del letterato Paulus Paulirinus (1413 - 1471).
Si affermò così un tipo di strumento "da studio" che anche gli organisti, se volevano evitare gli aiuti del personale che azionava i mantici, e i rigori invernali delle chiese, potevano utilizzare per esercitarsi nella coordinazione delle mani e dei piedi.
J. S. Bach possedette un clavicordo con due manuali e pedaliera per il quale compose le Trio sonate BWV 525-530, la Passacaglia in Do minore BWV 582 e altre opere.
W. A. Mozart nel 1785 possedeva un fortepiano a pedali indipendente, costruito appositamente per lui da Anton Walter.
Nel manoscritto autografo del Concerto in Re minore K 466, composto in quell'anno, è riflessa l'ampiezza dell'estensione dei bassi. Inoltre nelle lettere del padre è menzionato l'uso, da parte di Wolfgang, del suo pianoforte con pedaliera per improvvisazioni in pubblico. Svariati i sistemi con cui una pedaliera fu aggiunta al pianoforte: il più comune era quello di avere un fortepiano con una pedaliera fissata sotto allo strumento che azionava la meccanica-tastiera dello stesso, altro sistema meno frequente, la sovrapposizione di due pianoforti indipendenti, ognuno con propria meccanica e cordiera, come lo strumento costruito da Anton Walter per W. A. Mozart.
Nel tempo, seguì un declino di questo strumento polivalente, tanto che le opere scritte appositamente, come quelle di Schumann, vennero in seguito adattate all’organo, oppure trascritte per pianoforte a quattro mani o due pianoforti.
Alla fine del secolo trascorso, ispirandosi a composizioni scritte, l’artigiano Luigi Borgato ha realizzato un nuovo strumento, il "Doppio Borgato": un doppio pianoforte in una forma molto ampia, accoppiando un pianoforte da concerto ad un secondo pianoforte azionato da una pedaliera di 37 pedali, aumentandone le possibilità espressive rispetto ai suoi predecessori ottocenteschi.