Christum wir sollen loben schon, BWV 611 - Paolo Puliti organista

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Dove c'è musica di devozione, Dio è sempre a portata di mano con la sua presenza gentile  (J. S. Bach)

Johann Sebastian Bach:
Preludi ai Corali del Weihnahtsfestkreis BWV 599-612 dall'Orgelbüchlein

Christum wir sollen loben schon, BWV 611

Il testo è stato scritto da Martin Lutero ed è contenuto nella raccolta Geystliche gesangk Buchleyn del 1524:

Christum wir sollen loben schon,
der reinen Magd Marien Sohn,
soweitdie liebe Sonne leucht’
und an aller Welt Ende reicht.



Dobbiamo già lodare Cristo,
Figlio della pura serva Maria,
fin dove il caro sole giunge ad illuminare
e fino a quando esisterà il mondo.






La melodia è del 1524:

Sia la melodia che il testo, riprendono l’inno gregoriano A solis ortus cardine  appartenente alle Laudes in Nativitate Domini:

A solis ortus cardine Ad usque terrae limitem
Christum canamus Principem, Natum Mariae Virgine.
Beatus auctor saeculi Servile corpus induit:
Ut carne carnem liberans, Ne perderet quos condidit.
Castae Parentis viscera Caelestis intrat gratia:
Venter puellae bajulat Secreta, quae non noverat.
Domus pudici pectoris Templum repente fit Dei:
Intacta nesciens virum, Concepit alvo Filium.

(traduzione)

Dal punto in cui sorge il sole fino ai confini della terra
cantiamo a Cristo, figlio del re, nato dalla Vergine Maria.
Il creatore del mondo ha assunto un corpo mortale: liberando
l'uomo con la Sua umanità, perché non fossero perduti coloro
che ha creati. Il seno della casta Genitrice ha accolto la
grazia celeste: il grembo della Vergine custodisce segreti che
Ella ignora. Ecco, quel grembo innocente diviene Tempio di
Dio: Senza conoscere uomo, ha concepito un figlio.


Nella elaborazione bachiana, il cantus firmus, contrariamente alla quasi consuetudine di tutto l'Orgelbüchlein, non è affidato alla voce di soprano bensì a quella di contralto.
Questo preludio, con l’indicazione autografa Adagio, è molto solenne e maestoso; rispecchia totalmente quanto viene espresso nel testo, tradotto in tedesco ed in forma libera da Martin Lutero.
Inizia con la nota re1 al pedale seguito dal si bemolle4 alla voce di soprano, abbracciando così quasi tutta l’estensione dell’organo. E’ caratterizzato da continue catabasi da parte della voce di soprano, citate anche dalla voce di basso:

Il motivo discendente al pedale, generato dal salto di ottava (incipit),

assume quasi la forma di un ostinato e appare complessivamente 14 volte, citando ancora una volta il cognome BACH.
Lo troviamo ancora presentato per sei volte a rovescio:

Alla battuta n. 6, inoltre, viene abbracciata tutta l’estensione dell’organo, dal do1 al do5:

Il numero 6, secondo la cabalistica occidentale, rappresenta la Creazione.
Per S. Agostino, Dio creò il mondo in sei giorni (Hexameron) poiché il 6 è un numero perfetto: esso è infatti insieme somma e prodotto delle sue componenti (1+2+3 = 1x2x3).
Troviamo un’analoga citazione anche nel Wir glauben, BWV 680 (Crediamo tutti in un solo Dio, creatore) dove l’ostinato del pedale si ripete per sei volte.
Come già accennato, il cantus firmus è affidato alla voce di contralto. Questa eccezione è sicuramente giustificata dal testo del corale.
Venter puellae bajulat Secreta, quae non noverat (Il grembo della Vergine custodisce segreti che Ella ignora), recita l’inno gregoriano e, similmente, interpreta Lutero nella terza strofa: La grande pietà divina si riversò dal cielo nella Madre immacolata; una fanciulla portò segretamente un pegno che era sconosciuto alla natura.
La scelta del cantus firmus alla voce di contralto rende bene il concetto del Salvatore, il mediatore fra Dio e l’uomo, che, prima della nascita, è nascosto nel grembo di Maria e, quindi, non è visibile; il cantus firmus, infatti, è nascosto dalle voci estreme.
Tecnicamente il cantus firmus alla voce di contralto esalta la grandiosità del preludio in quanto la voce di soprano è libera di muoversi in tutta la tessitura acuta dell’organo, cosa non possibile se fosse obbligata dalla limitata estensione vocale del canto.
L’inserimento nelle ultime due battute di una quinta voce, che va ad intensificare la voce di basso (pedale doppio), e la figura corta della voce di soprano nell’ultima battuta, aumentano sia la potenza che la grandiosità di questa composizione:

Un’altra elaborazione organistica di questo corale è la Fughetta manualiter, BWV 696, della raccolta Kirnberger.

Webmaster: Paolo Puliti Collaborazione: Federica Frediani
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