Dove c'è musica di devozione, Dio è sempre a portata di mano con la sua presenza gentile (J. S. Bach)
Venerdì Santo
Il rosso delle vesti liturgiche, dice il sangue versato e l'amore totalmente donato.
La Chiesa guarda al suo Signore "che non ha aspetto né bellezza" condannato definitivamente al supplizio della croce.
Oggi, nelle assemblee dei fedeli, si ascolta il racconto della "Passione" scritto da Giovanni, testimone oculare.
Poi, si prega per tutti, quasi un abbraccio globale, da far esclamare ad uno stupito scrittore, "mai come nel venerdì santo scopro la Chiesa come una madre…"
Infine, si adora e si bacia la Croce.
Prima, il sacerdote canterà rivolto al popolo:
"Ecco il legno della croce al quale fu appeso il Cristo, Salvatore del mondo".
Si celebra la morte di Gesù.
Si mettono in cuore le sue parole ultime, pronunciate da quelle povere labbra assetate e tumefatte, dalla croce.
Sono parole di perdono, di tenerezza "Donna, ecco tuo figlio", dirà a Maria perchè accolga Giovanni e noi.
Di generosità sorprendente per il ladrone:
"Oggi sarai con me in paradiso".
Di affidamento incondizionato al Padre: "Nelle tue mani consegno il mio spirito".
Così muore il Giusto.
Quella croce dolorosa e ignominiosa pare chiudere una vicenda: quella di Gesù.
Lui è lì, morto, col petto squarciato dalla lancia, sconfitto, nelle mani di qualcuno che ne avrà pietà e lo toglierà dal quel legno.
Eppure, in filigrana, nel venerdì santo c'è qualcosa di sorprendente.
Il Tempio di Gerusalemme "sente" che è successo qualcosa di grande: il "Velo" si squarcia.
E' il segno drammatico che ormai un'esperienza lunga e importante, è giunta davvero alla fine.
Giovanni, mentre narra le ultime ore sulla croce, sembra che voglia annunziare un dolore grandissimo, ma anche una "gloria" che appare scandalosa.
Sì, racconta un Re che regna dalla croce.
Ripensa certamente alla profezia dello stesso Gesù.
"Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me".
In questo giorno santo, la croce è davvero al centro degli occhi e del cuore.
Ma ormai sappiamo che quel legno di morte è diventato vero trono di gloria.