Dove c'è musica di devozione, Dio è sempre a portata di mano con la sua presenza gentile (J. S. Bach)
Viaggio al centro della fuga - Johann Sebastian Bach: fuga in mi minore BWV 548
P r e m e s s a
La fuga è la forma musicale contrappuntistica fra le più importanti e complesse della storia della polifonia occidentale.
Il termine fuga fu usato fin dal sec. XIV per indicare composizioni basate sull’imitazione e specificamente sul canone.
Nel XVI secolo si assiste al fiorire del ricercare strumentale e delle forme affini (toccata, fantasia, canzona, tiento, capriccio ecc.); inoltre si ebbe la prima affermazione di una scrittura contrappuntistica nella quale si può già intravvedere l’origine di alcuni procedimenti della fuga, che, nella forma moderna, si definì nella seconda metà del XVII secolo.
Essa è caratterizzata innanzitutto dalla destinazione strumentale, estesasi successivamente alle voci cantate, e da un rigoroso monotematismo mediante l’adozione di un unico tema chiamato soggetto, oltre che da norme tecniche particolari che emancipano la fuga dalla modalità e la vincolano inscindibilmente alla tonalità.
Le fughe hanno l'interessante proprietà che ognuna delle voci è un brano musicale autonomo, e quindi una fuga potrebbe essere considerata un insieme di parecchie composizioni musicali distinte, tutte basate su un singolo tema e tutte suonate simultaneamente. E dipende dall'ascoltatore (o dal suo subconscio) decidere cosa e come percepirle.
È proprio questa complessità che ha portato gli studiosi, nelle varie epoche, a voler catalogare il patrimonio delle fughe composte secondo particolari tipologie.
Ovviamente questo atteggiamento “razionalistico” non può rendere pienamente giustizia al fatto musicale (vedi, per tutti, l’illustre precedente della classificazione octomodale del canto gregoriano); ci sono inoltre composizioni che, in virtù delle proprie caratteristiche di sperimentazione, rifuggono da qualsivoglia categoria.
Una di queste, per nostra fortuna, numerose musiche, è la fuga in mi minore BWV 548 di J. S. Bach, che, in forza di alcune sue particolari caratteristiche formali, quali in primis l’uso del ritornello, costituirà il punto d’arrivo di questo lavoro.