Dove c'è musica di devozione, Dio è sempre a portata di mano con la sua presenza gentile (J. S. Bach)
Le parabole del Regno
Sono otto, una più bella dell’altra:
Il seminatore, Il grano che spunta da solo, La zizzania, Il granello di senape, Il lievito nella madia, Il tesoro nel campo, La perla preziosa, La rete.
Il seminatore (Mc. 4,3-20)
Cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Prima osservazione:
Nella parabola del seminatore, Cristo ci mostra che la sua parola è destinata a tutti, indistintamente. Infatti, come il seminatore della parabola, senza fare nessuna distinzione fra i terreni, semina ai quattro venti, così il Signore non distingue il ricco dal povero, il saggio dallo stolto, il negligente dal diligente, il coraggioso dal vigliacco, ma si rivolge a tutti.
Breve esame della parabola:
“Ascoltate!” E’ il Maestro che insegna. Insegnare è una funzione riservata a Gesù.
Piccolissima notazione: ‘chi ha orecchi…’ E’ un’espressione del tempo che richiama a un ascolto attento e che insegna l’importanza di ciò che viene insegnato.
La parabola racconta la storia di un seme. Al centro non c’è il seminatore anche se va considerato, ma il seme.
La parabola non racconta 4 diverse storie, come parrebbe; ma solo una. In altre parole, Le quattro vicende raccontano i risultati diversi dell’unica semina fatta da Gesù.
I primi tre quadri sono la storia di un fallimento. Solo l’ultimo ha un lieto fine.
* Sembra una storia triste, invece c’è un invito chiaro alla fiducia. Nonostante gli insuccessi, è chiaro che una parte del seme frutta. C’è un raccolto altissimo!
** La parabola va letta al presente. Con concretezza: anche oggi c’è chi la Parola l’accoglie o la rifiuta.
***Qualche altra osservazione: Stupisce lo spreco del contadino. ma non deve stupire ‘lo spreco’ di Dio. C’è, grandissima, una sovrabbondanza di un amore che non calcola. I gesti del contadino rivelano i gesti della generosità divina. E la Croce di Gesù che mai va dimenticata, è il segno massimo di dove arriva l’ amore di Dio. E’ la ‘parabola’ che illumina tutte le parabole.
Il grano che spunta da solo (Mc. 4, 26-29)
Diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
La zizzania (Mt. 13,24-31)
Espose loro un'altra parabola, dicendo:
«Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: «Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?». Ed egli rispose loro: «Un nemico ha fatto questo!». E i servi gli dissero: «Vuoi che andiamo a raccoglierla?». «No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio».
La parabola della zizzania è' un affresco sul mondo e sulla Chiesa;
tante sono le 'cose' su cui riflettere:
L’uomo che semina: raffigura Dio che immette nel mondo e nel cuore dell’uomo il ‘buon seme’.
L’avversario: mentre tutti dormono, l’avversario di soppiatto danneggia il campo.
Zizzania: nella lingua ebraica ha la stessa radice di ‘Satana’, e richiama l’idea di divisione. E’ chiamata anche “loglio” un fiore dannoso, anche per la vista.
Il padrone che impedisce un intervento: non vuole una colossale pulizia. Tiene troppo al grano. I servi (e noi) chiedono di combattere il male, con la voglia di mettersi contro qualcuno.
Uno strano imperativo: Lasciate!
Da dove viene la zizzania? E se venisse anche da noi? Gli scandali crescono all'interno del campo di Dio, dunque in casa nostra. Non soltanto nel campo dell'avversario.
Peccato e peccatori: Altro il peccato, altro i peccatori.
Il problema del male. Siamo incalzati e tentati da un “Perché?” Se Dio c’è, perché il male? Perché tanti dolori, ingiustizie, tante lacrime innocenti? Dov’era Dio ad Auschwitz, orrendo campo di sterminio?
Alla fine rimarrà solo ciò che è buono e giusto.
L’invito per il discepolo: dove non c'è amore, metti amore e troverai amore.
Preghiera dopo una parabola
Signore, che io canti, cammini e sorrida a tutti.
Che sappia perdonare il male ricevuto.
Che abolisca dal mio dire, la parola ‘rancore’.
Che io sappia gettare in Te ogni affanno.
Che sappia dialogare con chi mi sta vicino.
Che mi fermi a guardare il cielo, a ringraziarti per il sole, un fiore, le nuvole, le stelle.
Possa accettare con gratitudine qualcuno che ha cura di me.
Che almeno qualche volta non dica “non posso”…
Che viva il momento presente con intensità, e pratichi il coraggio e la fedeltà nelle piccole cose.
Fa’ che impari ad ascoltare, a chiedere scusa, a lasciare i pettegolezzi e ad essere un po’ più ottimista.
Aiutami a non sentirmi solo, e creda che in ogni cuore c’è sempre un germe di bontà da scoprire.
Che io viva con passione: nulla di grande posso fare senza di essa.
Soprattutto: dammi il tuo amore e sarò immensamente ricco.
Amen
Il granello di senape
E' una parabola che troviamo raccontata nei tre vangeli sinottici:
(Lc. 13, 18-19)
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
(Mt. 13, 31-32)
Espose loro un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell'orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
(Lc. 13, 18-19)
Diceva dunque: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
Il lievito nella madia (Mt. 13, 33-35)
Disse loro un'altra parabola:
«Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.
Il tesoro nel campo (Mt. 13, 44)
Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo;
un uomo lo trova e lo nasconde;
poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
La perla preziosa (Mt. 13, 45-46)
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose;
trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
La rete (Mt. 13, 47-50)
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.
Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.
Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?».
Gli risposero: «Sì».
Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Perché le parabole?
Da buon Maestro voleva che il suo messaggio fosse chiaro e accessibile.
Per poter far capire il più possibile il mistero di Dio. Soprattutto il suo amore (ricordare il figlio prodigo)
Mettono in contatto con Gesù, col suo modo di parlare, con la sua personalità.
Il fascino delle parabole
Non sono un momento secondario del Vangelo, ne sono al centro, per tanti aspetti.
La loro forza è: stupire, interrogare.
Costringono a pensare.
Sono vero annuncio, rivelazione (chi è Dio).
Gesù narra le parabole per aiutare i suoi ascoltatori a passare dalla loro mentalità alla sua.
Le parabole non vanno isolate da chi le narra. Molte parabole per esempio narrano del Regno di Dio, ma la grande parabola del Regno è Gesù.
Infine, la parabola serve a confrontarci con questa e tirarne le conseguenze.
Preghiera per essere seme buono
Signore, fammi buon amico di tutti, fa che la mia persona ispiri fiducia a chi soffre e si lamenta.
A chi cerca luce lontano da Te, a chi vorrebbe cominciare e non sa come, a chi vorrebbe confidarsi e non se ne sente capace.
Signore aiutami, perché non passi accanto a nessuno con il volto indifferente, con il cuore chiuso, con il passo affrettato.
Signore, aiutami ad accorgermi subito di quello che mi sta accanto, di quelli che sono preoccupati e disorientati, di quelli che soffrono senza mostrarlo.
Signore, dammi una sensibilità che sappia andare incontro ai cuori.
Signore, liberami dall’egoismo, perché ti possa servire, perché ti possa amare, perché ti possa ascoltare in ogni fratello che mi fai incontrare.
Amen.
Gualtiero Sollazzi