6 luglio 2008 - Copia - Paolo Puliti organista

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Il Vangelo della domenica

(6 luglio 2008)

Mt 11,25-30
Io sono mite e umile di cuore.


+ In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».



C'è aria di "Magnificat" in questo brano evangelico.
Sembra che la Madre di Gesù abbia messo nel cuore a suo Figlio quello che Lei cantò quel giorno,  nell'incontro stupendo conla cugina Elisabetta, futura madre del Battista. " Ha guardato all'umiltà della sua serva…"  "Ha nascosto queste cose ai superbi e le ha rivelate agli umili".
E il Maestro oggi ci dice in forma struggente di preghiera:
"Ti ringrazio, Padre, perché queste cose le hai nascoste ai potenti e le hai rivelate agli umili".
Una lezione attualissima e assolutamente controcorrente.
Oggi è un corri-corri al cosiddetto ' status symbol"; tutti vogliamo contare, tutti vogliamo apparire, a costo a di fare 'ciao' con la manina dietro un cronista del telegiornale.
Gesù non solo insegna l'umiltà che è virtù forte, alta, educante; ma lega solo all'umiltà il vero e definitivo successo.
Un altro invito colpisce in questa lettura evangelica: "venite a Me". Con una garanzia: "il mio giogo è leggero".  
Del 'giogo leggero' non siamo tanto convinti.
Ci sembra così pesante la vita con i suoi problemi, le sue croci, le sue troppe amarezze. Il segreto, forse, sta in come questi fatti si leggono.
Se guidati solo da noi stessi o da maestri con le ali spuntate, possiamo avere ragione.
"Vivere è l'inferno" sosteneva Sartre.
Se ci affidiamo al Cristo, al maestro che ha fatto della croce un segno assoluto di  vittoria, tutto sarà inquadrato in un progetto di amore, di salvezza, di festa nel cielo:allora qualsiasi giogo sarà leggero.  
Un esempio legato all'attualità. Oggi i giornali riportano la liberazione della Belancourt. Una donna coraggiosa, tenuta per anni  in ostaggio dai ribelli del suo paese. Ebbene, le sue prime parole richiamano non il peso che ha portato che era quasi disumano, ma un grazie: "Invito a ringraziare il Signore e la Vergine".
Una donna che in quelle condizioni infami, recitava ogni giorno due Rosari per avere forza e grazia. Era nelle mani di quei ribelli vigliacchi, almeno fisicamente; ma sapeva, e credeva, di essere in ben altri mani, quelle sicure di Dio.
"Ti ringrazio o Padre".
Impariamo anche noi certe stupende lezioni che ci vengono dal vangelo e da chi vuol esserne davvero discepolo.




Gualtiero Sollazzi


Webmaster: Paolo Puliti Collaborazione: Federica Frediani
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