4 maggio 2008 - Copia - Paolo Puliti organista

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Il Vangelo della domenica


(4 maggio 2008 - Ascensione del Signore)

A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra
(Mt 28,16-20)


+ In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono.
Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro:
«A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.
Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».



"Gli uomini non guardano il cielo".
Titolo di un film di anni fa, ma che potrebbe anche essere cronaca della vita di molti.
Il rischio è reale: si guarda poco al cielo, cioè "alle cose di lassù" come scrive Paolo in una sua lettera.
La festa dell'Ascensione del Signore, ci invita a non vivere terra-terra.
Gesù sale al cielo per ricevere il trionfo per una vittoria inaudita sulla morte, sul peccato, su ogni male.
Sale al cielo, e "siede alla destra del Padre".
Dopo la croce, la gloria. Dopo il servizio all'uomo peccatore, Cristo 'torna a casa' non per dimenticarci, ma per intercedere sempre per  noi. Il compito che Lui ci assegna, non è certo il fissare il cielo per stordirci, per ignorare i nostri vari doveri, anzi: ci vuole evangelizzatori, testimoni, servi di ogni carità. Ma con l'intima convinzione che tutto questo prevede una meta; per tutto questo, è aperta una "casa": quella del Padre.
Oggi così si prega in ogni assemblea  che celebra la liturgia dell'Ascensione:
"Esulti di santa gioia la tua Chiesa o Padre, perché nel tuo Figlio asceso al cielo, la nostra umanità è innalzata accanto a Te, e viviamo nella speranza di raggiungere Cristo nostro capo nella gloria".
Paolo VI, grande papa, un po' dimenticato, riflettendo l'Ascensione, invita a vivere una forte speranza.
"Cristo ce l'ha confermata salendo al cielo. Vivendola, troveremo senso maggiore a questa vita, ci aiuterà a usare con coscienza la nostra libertà, ci insegnerà a sopportare e santificare i dolori del nostro viaggio terreno, ci infonderà la forza per fare del bene, ci aiuterà a fare di questo nostro soggiorno in terra, una vigilia laboriosa e armoniosa, in attesa dell'incontro con Cristo, nostra pace e nostra vita".  
E Giovanni XXIII, qualche settimana prima di morire, commentando al "Regina coeli" la festa dell'Ascensione, con la voce ormai stanca, ma con una sapienza del cuore straordinaria, invitava a camminare, a soffrire e a cantare nel cammino di questa vita terrena, certi di essere aspettati e accolti, in festa, nella casa di Dio.



Gualtiero Sollazzi


Webmaster: Paolo Puliti Collaborazione: Federica Frediani
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