25 dicembre 2007 (notte) - Copia - Paolo Puliti organista

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Oggi è nato per voi il Salvatore.
Lc 2, 1-14

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria.
Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».





“Lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia”.
E’ il racconto della nascita di Gesù.
Nessun uomo al mondo avrebbe lontanamente immaginato che il Figlio di Dio nascesse così.
Per colui che abita “i cieli dei cieli” non c’è posto ‘nell’albergo’.
Il “Dio da Dio” e la “Luce da Luce” nasce nel buio alto della notte, rotto dalle lanterne di sconosciuti pastori avvertiti da un angelo.
“E’ nato il Salvatore” dice loro e, il “segno”sarà un bambino.
“Troverete un bambino in fasce…”.
“Su una bracciata di sudicia paglia, si trova una persona della Trinità del cielo” scrive, commosso, Jacob.
Nel Natale, imbrattato da un consumismo troppe volte sfacciato, dovremmo solo contemplare e adorare. In ginocchio.
Guardare a quella culla sapendo che vi aleggia, sinistra, l’ombra della croce.
Imparare da Cristo povero, la ricchezza della povertà; da Cristo umile, la bellezza dell’amore agli ultimi; da Cristo visitato dai pastori, la gioia del credere con tenace fatica.
La Chiesa esulta  in questo giorno santo e non esita a cantare:
“E’ nato per noi un bambino; un Figlio ci è stato donato”.
Sì un Bambino, un Figlio, per tutti noi: facciamolo crescere.





Gualtiero Sollazzi


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