Il Vangelo della domenica
2 maggio 2010
- anno C -
Gv 13,31-35
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri.
+ Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse:
«Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Il cammino, il 'vademecum' obbligato, è il donarsi nell'amore.
A imitazione del Cristo che per amore, "ha annientato se stesso", dirà Paolo, con parole grandi e tragiche. Se non si ama siamo nella morte. Ci tagliamo fuori con le nostre mani.
L'amore è parola consumata e ferita, oggi; è parola che serve talvolta a coprire egoismo, tornaconto, addirittura peccato.
Va riscoperta nella sua verità e testimoniata col nostro vivere.
Lo scenario che abbiamo davanti è comparso di grettezze a tutti livelli: dal politico al familiare. Vediamo soprusi, stipendi rubati a chi non può neanche protestare. Lacrime segrete di uomini e donne senza lavoro e senza speranza. Nostalgie insopportabili di fratelli extracomunitari che vivacchiano ai margini e sognano la loro terra.
C'è il versetto di un Salmo che tocca sempre il cuore: "Dio avrà pietà del debole e del povero".
Se anche noi non facciamo sul serio un scelta di campo, Lui non potrà essere tenero con noi, al giudizio.
Ci aiuti l'espressione lapidaria di un gran prete, don Mazzolari:
"Chi ha poca carità, vede pochi poveri. Chi ha molta carità, vede molti poveri. Chi non ha carità, non vede nessuno".
Gualtiero Sollazzi