13 giugno 2010 - Copia - Paolo Puliti organista

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Il Vangelo della domenica

13 giugno 2010


- anno C -



Lc 7,36-8,3
Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato.


+ In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.



Uno schiaffo. Ce lo da il brano evangelico di oggi.
Questo tempo è attraversato da occhi chiusi al misero e al povero, da egoismi raffinati, specie dei potenti di potere e di denaro, da razzismo strisciante o esplicito. Oppure da “facciate salvate” perché l’apparenza, appunto, è salva: non importa se dentro c’è puzza di morte mancando l’umile profumo dell’amore.
“Andate, e imparate cosa significa io voglio misericordia…” E’ Dio che lo dice, che ce lo dice. Noi siamo presi dall’idea del giudicare: “Se sapesse chi è…” Lo disse quel fariseo, e lo diciamo noi quotidianamente. Sentendoci giudici, migliori di chi è caduto sotto il nostro tiro, sempre dalla parte giusta.
Gesù, anche a noi, ripete incessantemente come quel giorno in quella casa: “…ho qualcosa da dirti!”
Simone, il fariseo, fu ‘denudato’ dai paludamenti della superbia da Gesù, con un elenco impressionante di quel che non aveva fatto, rispetto alla povera donna che stava giudicando: “Non mi hai dato l’acqua per i piedi.. non mi hai dato un bacio… non hai unto con olio il mio capo…” E c’è, stupendo: ”Lei invece…!”
Ecco Gesù, Colui che vede nel cuore, non giudica le apparenze, pronto sempre ad accogliere gli ultimi del mondo, si chiamino prostitute desolate, ciechi, zoppi, lebbrosi, ladroni in croce. Per Gesù non c’è più giudeo né greco, non c’è più schiavo né libero, non c’è più uomo né donna, perché  tutti  siamo uno in  Lui.
C’è da stare attenti: peccatori e prostitute ci precederanno nel Regno di Dio.
Lo assicura il Maestro a chi, come noi, forse, ripete quello che quel superbo nel Tempio osò dire a Dio: ‘Non sono come gli altri… e neppure come quel pubblicano…’
Ancora, mirabilmente, continuano i miracoli della misericordia.
Come è successo a Emilia, la peccatrice, come si definisce. La sua è stata una vita di cubista tenebrosa fra
il male, il sesso e l’alcol. Poi l’illuminazione e la lunga strada verso la purificazione, la castità, la serenità. Da pochi mesi ha preso i voti perpetui in una congregazione religiosa che si occupa degli operai. “Ma non ho smesso di danzare – dice oggi suor Emilia, ora i miei passi sono tutti di Dio”


Gualtiero Sollazzi


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