Il Vangelo del 1° novembre 2008
(Solennità di Tutti i Santi)
Mt 5,1-12a
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
+ In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Modelli e amici. Così la Chiesa ci presenta i Santi. Quelli conosciuti, celebri, amati, invocati. Ma anche quelli di cui non si sa niente, santi feriali, si potrebbero chiamare, ma chiamati alla gloria e alla visione felicissima del Signore. Dovremmo accogliere l'invito della splendida liturgia odierna: "Gioite e rallegratevi oggi nel Signore, nella festa di tutti i Santi".
Una gioia da provare e sentire nell'anima. Sì, pensando specialmente a quanta gente abbiamo conosciuta e che ora abita il cielo. Premiata e glorificata perché ha fatto il babbo o la mamma con impegno e sacrificio; perché ha portato croci dure con pazienza e speranza; perché è stata "samaritana" per tanti bisognosi o infelici facendo ritrovare loro qualche sorriso.
Pensiamo anche a Santi senza nome e senza volto per noi, non per il Signore; che per tanto tempo hanno assistito con infinita pazienza un infermo, un bambino con handicap, sono stati poveri talmente da rischiare di non avere addirittura il pane: ma non hanno dubitato di Dio e a Lui solo si sono affidati.
Non a caso il brano evangelico della grande festa, presenta le 'beatitudini'. Così provocatoriamente sorprendenti, controcorrente, ma vera Parola di Dio. E chi viene chiamato felice, beato? I poveri, appunto; gli afflitti, i puri di cuore e di vita, i perseguitati, i cercatori appassionati di giustizia. Di essi e solo di essi è il Regno dei cieli. Sgombriamo il campo da un'idea sbagliata di santità. Si pensa che essere santo significhi compiere cose grandi, miracoli strepitosi, vivere una vita di aspre e infinite penitenze. Non è così. E' vero che certi si sono fatto santi attraverso questa via per una vocazione decisamente particolare. Ma non è l'unica via. Quando ami il Signore più e meglio che puoi, ami il 'prossimo' dandogli il meglio di quello che hai, che sai, che sei, tu sei santo. Cioè nella grazia di Dio, e nella comunione della Chiesa santa.
Un santo 'feriale' magari, ma non di serie "B". I Santi, tutti, appartengono alla serie "A". Dio il grande, unico, stupendo 'stilista', ci presenta questi "modelli" che sono i Santi, e ce li raccomanda come "amici": i migliori, i più sicuri. Allora con cuore riconoscente, partecipando all'Eucarestia, cantiamo il "Santo, Santo, Santo" insieme con gli Angeli e con i nostri amici e modelli, i Santi.
Gualtiero Sollazzi