Il Vangelo della domenica
6 giugno 2010
Santissimo Corpo
e
Sangue di Cristo
- anno C -
Lc 9,11-17
Tutti mangiarono a sazietà.
+ In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo:
«Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro:
«Voi stessi date loro da mangiare».
Ma essi risposero:
«Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente».
C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli:
«Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa».
Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
Guardo, e mi inginocchio.
La festa del Corpo e Sangue di Cristo è contemplazione e adorazione.
Stupendi i testi della liturgia, scritti da Tommaso d’Aquino, ricchi di pietà, stupore, lode. Tantum ergo sacramentum veneremur cernui: “Prostràti, veneriamo un così grande sacramento”.
La fede, si fa canto.
Oggi si ricorda che per tutti è preparato un banchetto di festa con al centro la fragranza di un Pane, “Pane vivo, disceso dal cielo”.
A tutti l’invito: “Prendete e mangiate!” per vivere in eterno, promette Gesù, per avere forza, nella processione verso il Regno.
Abituati all’Eucarestia, rischiamo di perderne la fecondità, di non avvertirne la stupenda e sconvolgente presenza, di non sentirne il fuoco di comunione di cui essa è radice.
“Non sono più io che vivo: è Cristo che vive in me”. L’ha scritto Paolo, con gioia incontenibile; potremmo scriverlo noi per la nostra vita?
Ambrogio insegnava così alla sua chiesa milanese:”Dio non ha inteso salvare l’umanità con le discussioni e le erudizioni culturali, ma rivelando e donando Se stesso come Pane di vita eterna”.
L’ha capito bene Federica, della Chiesa evangelica Valdese, che si è convertita al cattolicesimo frequentando la ‘Casa Rossa’ in Carrara. Quando ha raccontato la ‘scoperta’ dell’Eucarestia, ha detto, commuovendo tanti: “Per nulla al mondo ci avrei rinunciato!”
Ha scoperto l’Amore.
Una suora, apostola dei carcerati, ha colto nel mistero eucaristico la forza della carità, da farle dire: ”Vorrei essere come un grande asciugamano in cui possa asciugarsi la faccia il povero, il peccatore, la prostituta, il carcerato. Perché possano ritrovarsela un poco più pulita. E poi, quando questo straccio non servirà più a nulla, lo si butti pure via. Lo raccoglierà, finalmente, Dio”.
Questi i “miracoli” dell’Eucarestia.
Gualtiero Sollazzi